L’isola che c’è

libro nato nel laboratorio di scrittura autobiografica, realizzato nei programmi terapeutici per dipendenze patologiche EOS e Approdo, a cura di Luca Buonaguidi e Francesca Gori. E’ la prima testimonianza edita in Italia scritta dall’interno delle comunità terapeutiche di non-scrittori protagonisti delle proprie storie e pubblicata dall’Associazione culturale Sassi Scritti 

“L’isola che c’è” raccoglie gli scritti dei partecipanti a un laboratorio di scrittura autobiografica proposto alla comunità terapeutica di Uzzo, programmi Approdo e Eos,  gestita dalla Cooperativa Gruppo Incontro del Consorzio Co&So.

In libro è edito da Sassiscritti (attualmente in ristampa) e curato da Luca Buonaguidi e Francesca Gori. Flashback, lettere a un destinatario assente o descrizioni di ambienti conosciuti, naturalistici o urbani: i partecipanti al laboratorio si sono ritrovati a scrivere di loro stessi grazie a esercizi di scrittura ben definiti. Si sono trovati a riflettere sul proprio passato e riviverlo attraverso il percorso in comunità, ma hanno dovuto imparare a pensare anche al proprio presente e a come immaginano il proprio futuro

“La comunità, il laboratorio, la scrittura sono strumenti per riflettere su se stessi, per concedersi di riconoscere e non sopprimere emozioni negative. Dai testi della raccolta il lettore si immerge in storie di uomini con un passato complesso, segnato dall’abuso di sostanze stupefacenti e dalle diverse  problematiche che ad esse si legano  – spiega Fabiano Pesticcio, presidente del Gruppo Incontro società cooperativa sociale -.  Sono persone consapevoli degli errori commessi, che mettono nella scrittura le loro emozioni, dal risentimento, al senso di colpa, dal rimorso alla voglia di riscatto, fino all’affetto per i propri cari e lo fanno con acume, sincerità, talvolta con ironia” e – potrebbe apparire paradossale -, “con la leggerezza e il disincanto che solo esperienze significative individuali e di gruppo possono consentire rispetto alla drammaticità di alcuni vissuti. La scrittura in molti casi ha un valore terapeutico, un modo diverso per prendersi cura di se stessi ma non solo, in questo caso crediamo sia una testimonianza utile alla comprensione e alla lettura di parti della realtà che spesso incrociamo e alle quali non sappiamo dare un nome”.

Quindi un libro per i residenti delle Comunità terapeutiche  ma anche un libro per qualsiasi lettore che desideri non fermarsi agli stereotipi sulle condotte di abuso da sostanze o comportamentali e desideri dedicare alcuni momenti a sé. Siamo certi che in queste storie riconoscerà segni della sua esperienza vissuta, indipendentemente dall’uso di sostanze psicotrope. 

GRANDEZZA TESTO